Sei in: ATESSA -> CRONACA
Inserito da Antonio Calabrese
Calcio (Prima Categoria G...
real-draghi 2.jpg
Inserito da Antonio Calabrese
Calcio (Prima Categoria G...
VIANOVA-PERANO 3.jpg
Inserito da Antonio Calabrese
Calcio (Eccellenza): Citt...
casalbordino-celano 1.jpg

03/01/2018

Inserito da Antonio Calabrese | 0 commenti
'Centrale Snam di Sulmona, estrazione gas lago di Bomba, metanodotto Larino-Chieti: Abruzzo esposto ad una eccessiva, inutile e dannosa infrastrutturazione del gas', � l'allarme lanciato da Legambiente

Visto 3162 volte

COMMENTA

farina arredamenti 030118

Comunicato Stampa di Legambiente

legambiente 030118Infrastrutturazione gas in Abruzzo“Centrale Snam di Sulmona, estrazione gas lago di Bomba, metanodotttoLarino-Chieti: Abruzzo esposto ad una eccessiva, inutile e dannosainfrastrutturazione del gas.”Occorre un nuovo modello energetico, quello delle rinnovabili, che supera la gestionecentralizzata dei grandi monopoli transnazionali e che opta per una modalit� decentrata chefavorirebbe la dispersione aziendale e territoriale della generazione dell'energia, riportando alcentro del dibattito il rispetto ed il ruolo dei territori.Non pi� rincari sulle bollette a causa dello "sconto" alle industrie energivore delle fossili.Partiamo� �dall’attuale� �dotazione,� �gi� �fortemente� �in� �eccesso.� �Nel� �2014� �i� �gasdotti� �e� �gli� �impianti� �dirigassificazione europei sono stati utilizzati rispettivamente solo per il 58% e per il 32% della loro capacit�.In effetti, le stime sulla domanda sono state nel tempo fortemente sovradimensionate. I consumi di gas al2015, previsti dalla Ue nel 2003, erano del 50% pi� elevati di quelli che si sono realmente registrati. Eguardando avanti la sproporzione tra domanda e capacit� di importazione salir�.Secondo lo scenario della Ue nel 2030 le importazioni saranno di 328 miliardi di m3/anno a fronte di unacapacit� d’ingresso che gi� ora � di 600 miliardi m3/a. E, se verranno realizzate tutte le infrastruttureprogrammate, la capacit� delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi m3/a, cio� unlivello tre volte maggiore� della domanda� prevista. Peraltro, i consumi� non potranno che diminuire inrelazione alle politiche climatiche: ogni punto % di aumento dell’efficienza garantisce una riduzione del2,6% delle importazioni di metano e il Parlamento Europeo ha proposto di alzare ulteriormente l’attualeobiettivo 2030 della Commissione sull’efficienza dal 30% al 40%. E nei decenni successivi le politiche diefficienza saranno pi� aggressive.�D’altra parte, � vero che la produzione interna di gas � destinata a calare in Italia come in Europa ma questariduzione� �verr� �pi�� �che� �compensata� �dalla� �produzione� �di� �biometano,� �potenzialit� �che� �secondo� �il� �CIB(Consorzio italiano biogas), sono tali da superare il 13% dei consumi e di creare 12mila posti di lavoro.Insomma, pur tenendo conto anche di altri parametri, come la sicurezza degli approvvigionamenti e levalutazioni geopolitiche sui paesi esportatori, l’attuale bulimia europea di gasdotti e rigassificatori evidenziaun serio pericolo di “stranded assets”, cio� di investimenti per opere che rischiano di rimanere inutilizzate.L’approvazione da parte del Govero centrale del progetto di realizzazione della centrale a compressione dellaSnam a Sulmona, come annunciato nei giorni scorsi, � l'ennesima contraddizione di questo scenario pi�ampio e debolezza di un'azione governativa che da un lato si � impegnata a perseguire radicali scenari didecarbonizzazione e dall'altro resta ancora sciacchiata dalla pressione dei privilegi minacciati del mondodelle fossili (basti vedere sussidi e royalties). Ed � opportuno precisare che uno dei motivi veri degli ultimiaumenti� �in� �bolletta� �� �lo� �"sconto"� �alle� �industrie� �energivore� �delle� �fossili� �che� �verr� �pagato� �dagli� �altriconsumatori, comprese le famiglie.La situazione di Sulmona non trover� soluzione semplicemente con il congelare una scelta o da futuremediazioni volte a delocalizzare l'opera. Pu� essere risolta solo attraverso la rivisitazione di un progettovecchio di anni alla luce di un nuovo modello energetico, quello delle rinnovabili, che supera la gestionecentralizzata dei grandi monopoli transnazionali e che opta per una modalit� decentrata e a favore delladispersione aziendale e territoriale della generazione dell'energia, riportando al centro del dibattito il rispettoed il ruolo dei territori.E' ormai noto che le utility europee, incluse quelle italiane, hanno dovuto chiudere anticipatamente decine dicentrali termoelettriche. Un caso clamoroso di investimenti gettati al vento. La turbogas di Gissi, oltre800MW di potenza, che lavora al minimo � la sconcertante testimonianza a noi pi� vicina.“Questa centrale -� dichiara Luzio Nelli, Legambiente Val Di Sangro� - � la testimonianza di una cattivaprogrammazione ed eccessiva attenzione verso il gas che con il decreto Marzano ha inondato il paese dicentrali a ciclo combinato, quasi tutte ferme. Su quella impostazione miope si continua ad investire, comenell'altro folle esempio che � l’impianto di estrazione di gas nel lago di� Bomba, con annessa raffineria dacollocare nel comune di Paglieta. La Val di Sangro torna ad essere teatro di lotta e di mobilitazione dei suoicittadini contro le raffinerie, dalla storica mobilitazione contro la Sangro chimica degli anni 70 all’attualesituazione, con l’aggravante che questo progetto � stato gi� bocciato per la sua pericolosit� con sentenzadefinitiva del consiglio di stato. Il tutto in un area industriale che dovrebbe guardare alle sfide del futuro,attraverso processi di� �decarbonizzazione� dell’economia, dall'efficienza energetica, alle rinnovabili e allagenerazione distribuita,� �in sintesi l'autosufficienza energetica dei distretti industriali. Invece, con grandecontradizione si ripropone un vecchio modello industriale ed energetico, impattante e obsoleto che questoterritorio ha gi� respinto. Un quadro a dir poco schizzofrenico che vede avanzare il peggio del vecchio echiudere il nuovo di qualit�, come la Honeywell. Bisogna assolutamente uscire fuori dal nanismo di questavisione politica.”Come non ricordare anche il gasdotto Larino-Chieti, tracciato di una lunghezza di 110 km, altra opera senzanessuna ricaduta per i territori ma strategica solo per chi la realizza, in quanto per stessa ammissione delproponente “vuole connettere le aree in cui dovrebbero essere perforati futuri pozzi per realizzare stoccaggi”.Tutto sembra, quindi, essere funzionale a mere logiche privatistiche e di mercato e non certo di serviziopubblico.La politica non scappi di fronte ai territori. Non si assumono in questo modo decisioni contro il� territorio. Lesituazioni di non dialogo venutesi a creare da Sulmona a Bomba e su altre aree, rischiano di peggiorare icontenuti emersi dalla bozza di Decreto che disciplina il dibattito pubblico in Italia, in attuazione del Codicedegli appalti (D.lgs 50/2016): dal testo sono, infatti, esclusi tutti gli impianti energetici, gasdotti e oleodotti,trivelle, come centrali chimiche e impianti nucleari, mentre rimangono le infrastrutture. Viene di fattostravolto il senso della procedura, mutuata dall'esperienza francese, nata con l'obiettivo di rendere finalmentetrasparente il confronto con i territori sulle opere pubbliche attraverso una procedura che permettesse diinformare e far partecipare le comunit� interessate, attraverso garanzie sul coinvolgimento, risposte adeguatee tempi chiari. Il dibattito pubblico � uno strumento fondamentale non solo per informare i cittadini maanche per costruire un confronto sull'utilit� e l'impatto delle opere che vengono proposte nel nostro Paese. Ed� tanto pi� importante oggi che abbiamo bisogno di spingere e di creare consenso su una transizioneincentrata sulle fonti rinnovabili e su impianti capaci di spingere l'economia circolare nel nostro Paese.“Ecco perch� le nuove politiche - dichiara Giueseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo - sono unmomento strategico per chiedere ai futuri parlamentari abruzzesi di mettere al centro della propria campagnaelettorale questa sfida e l'impegno per una Strategia Energetica non pi� schiacciata dalle fossili ma che puntasulle rinnovabili e a ridurre la troppa attenzione verso il gas nella fase di transizione che potrebbe essere lacausa di rallentamento della decarbonizzazione della nostra economia. Bisogna che l'Abruzzo sappia coglierenella sfida energetica delle rinnovabili, riqualificazione urbana, mobilit� sostenibile, agricoltura di qualit� estop al consumo di suolo, la nuova linfa necessaria a costruire una regione che abbia capacit� di futuro. Servetuto questo gas?”Ricordiamo che su questi temi ci sar� un dibattito pubblico gioved� 4 di gennaio, alle ore 17.00, a Bomba conla presenza del Presidente della regione, della provincia di Chieti, Sindaci e Associazioni, organizzato dalComitato Gestione Partecipata Territorio, Legambiente e WWF.

torna su


Registrati per inserire un commento.

I campi obbligatori sono contrassegnati con *
Nome
Cognome
Nickname*
Email*
Password*
Ripeti Password*
Invia


Accetto le condizioni sulla privacy (visualizza)


Oppure inserisci nickname e password per accedere


Nickname
Password
Hai dimenticato la password?
Invia