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21/04/2012

Inserito da Antonio | 0 commenti
D'Annunzio e La Figlia di Jorio: un'opera letteraria di grandezza universale

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La figlia di Iorio colm� l’inquietudine artistica del Vate e lo proiett� in una dimensione di notoriet� planetaria.

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UN’OPERA LETTERARIA DI

GRANDEZZA UNIVERSALE

Dopo la sua pubblicazione d’Annunzio non soggiorn� pi� in Abruzzo salvo che per porgere l’estremo saluto alla madre prima della morte

di Graziano D’Angelo

Porto la terra d’Abruzzi, porto il limo della mia foce alle suole delle mie scarpe, al tacco de’ miei stivali. In questo breve passo del Libro segreto d’Annunzio rivela l’amore per le proprie radici, un sentimento coltivato con intensa passione come pochi scrittori, che ha ispirato o distinto molte delle sue opere pi� importanti, tra le quali La figlia di Iorio, tragedia pastorale che in un primo momento si pens� ispirata dall’omonima tela del Signore del pennello (F.P.Michetti).

didascalia dannunzio

Siamo nel 1903, Gabriele d’Annunzio � gi� uno scrittore di fama europea, ma la sua straordinaria personalit� letteraria, � ancora monca di un grande successo teatrale. Nel volgere di poco pi� di un mese, nell’estate dello stesso anno, egli crea (� proprio il caso di dirlo) La figlia di Iorio che colmer� l’inquietudine artistica del Poeta e lo proietter� in una dimensione di fama planetaria. Infatti la “prima”, andata in scena al Teatro Lirico di Milano il 2 marzo del 1904, fu un autentico trionfo per l’autore sul quale si rovesci� un diluvio di smisurati apprezzamenti da parte della critica letteraria e della stampa dell’epoca. Al cammino teatrale de La figlia di Iorio sono legate storie di vicende umane come la “scomparsa” della divina Eleonora Duse, prima designata protagonista e poi svanita ufficialmente a causa di una malattia ed altre innumerevoli e clamorose sostituzioni, difficolt� e tormenti, che hanno contribuito a rendere la rappresentazione un vero e proprio evento storico. Come abbiamo detto, D’Annunzio scrittore di teatro, subiva sotto traccia il predominio del poeta e del narratore. Per il Vate, questo conflitto interiore era motivo di inquietudine e di instabilit�. Dur� fino all’estate del 1895 allorch� durante un viaggio in Grecia, egli sent� sorgere dai precordi la genesi del suo nuovo essere, che subito condens� in una lettera al suo editore Treves. Il mio lungo e vago sogno di dramma – fluttuante – s’� alfine cristallizzato. A Micene ho riletto Sofocle ed Eschilo, sotto la porta dei Leoni. Ma l’impulso di correre i rischi del palcoscenico teatrale gli fu cagionato da Eleonora Duse, conosciuta l’estate dello stesso anno, oltre che dalle intense letture di autori della Grecia classica. Tornando a parlare dell’opera e del suo valore letterario, annotiamo che La figlia di Iorio fu ritenuta un’opera innovativa e rivoluzionaria non soltanto per il suo contenuto, ma per la forma e il ritmo del dialogo, per la trama, per i personaggi, s� da renderla assolutamente dirompente rispetto alla piattezza precedente. La storia � tutta da leggere (o se si preferisce, da seguire comodamente in teatro: ma da quando non si rappresenta!). Si tratta di un’opera di alta poesia (come � stata universalmente definita) che si snoda nello schema della tragedia pastorale, in cui i personaggi e lo scenario, sono tratti dalla natia terra d’Abruzzo. Ci fu un tempo, assai breve per�, in cui il Vate sembr� perfino sorpreso del suo genio, e parlando una volta de La figlia di Iorio disse: tutto � nuovo in questa tragedia e tutto � semplice: tutto � violento e tutto � pacato nel tempo medesimo. L’uomo primitivo, nella natura immutabile, parla delle passioni elementari. Quasi fosse una trappola del destino o un sordido gioco di ironia della sorte, all’opera che gli dette una fama straordinaria, � legato un episodio davvero inatteso e imprevedibile della sua vita. Dopo la pubblicazione de La figlia di Iorio, infatti, egli soggiorn� per l’ultima volta in Abruzzo, dove non torn� mai pi�, salvo che per porgere l’estremo saluto alla madre Luisa De Benedictis. Naturalmente il gotha della cultura abruzzese, accerchi� benevolmente il Vate anche negli anni seguenti l’esordio teatrale. Ricordiamo che il pubblico che assistette alla “prima”, obblig� d’Annunzio a comparire sul palco per ben quindici volte di seguito: un vero record per quei tempi. L’ovazione fu condivisa con Francesco Paolo Michetti, ideatore della scenografia, dei costumi e degli arredi, con il regista Virginio Talli e con tutti i protagonisti. Proprio dal sodalizio con Michetti, Tosti, Franchetti, Puccini, Barbella, Ricordi e altri esponenti di primo piano della cultura abruzzese e italiana, nacque l’intenzione di musicare l’opera, il cui impegnativo compito fu affidato proprio a Alberto Franchetti e non all’abruzzese Tosti. Nella nuova veste artistica, La figlia di Iorio and� in scena il 29 marzo 1906 al Teatro alla Scala di Milano, alla presenza del Vate e di tutti i suoi sodali che il mattino seguente si raggrupparono per essere immortalati in una storica foto ricordo.������������������������������

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