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28/02/2013

Inserito da Antonio | 0 commenti
Sulla spinosa questione di Ombrina Mare, interviene anche il presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano

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“OMBRINA MARE”, PAGANO: “CAMBIARE LA GOVERNANCE DELLE AUTORIZZAZIONI, DA CUI LE REGIONI SONO ESCLUSE”

nazario pagano 280213L’Aquila, 28 febbraio – “Il Consiglio regionale dell’Abruzzo � da sempre fermamente contrario a qualunque tipo di impianto di estrazione petrolifera in Adriatico. Un’opposizione dimostrata negli anni con una serie di atti formali, a partire dall’approvazione, nel 2010, di un progetto di legge alla Camere (trasmesso al Parlamento) che chiedeva di vietare ‘La prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospicienti Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia’. Gi� nel 2008, per�, avevamo disciplinato l’insediamento degli impianti di estrazione a terra, escludendo dai permessi una serie di aree di alto pregio paesaggistico e ambientale”. Lo ha ribadito il Presidente Nazario Pagano, intervenendo sulla vicenda “Ombrina 2”, l’impianto di estrazione petrolifera che dovrebbe essere installato a poche miglia al largo del litorale abruzzese. “Oggi – continua il Presidente – � necessario aprire una profonda riflessione su questo tema, che veda Stato e Regioni sedere allo stesso tavolo con pari dignit�, nell’interesse generale del nostro Paese. Come rappresentante delle Istituzioni, infatti, mi preoccupa molto la proposta di nuova governance del settore degli idrocarburi, avanzata nel piano per la “Strategia Energetica Nazionale”, attualmente in fase di osservazione. Viene prospettato un accentramento sul Ministero di tutte le competenze relative al rilascio di permessi e autorizzazioni, relegando le Regioni e gli altri enti locali a un ruolo meramente marginale, senza poteri di intervento e di veto sulle concessioni. Un’ipotesi che fa tornare indietro di decenni i rapporti tra le Regioni e lo Stato centrale e che non pu� funzionare, perch� se alla Regione spetta la programmazione sulle vocazioni dei territori, pianificando anche i relativi investimenti, non si pu� consentire che lo Stato stravolga questi progetti senza neppure doverne discutere con la Regione stessa”.

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