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18/05/2012

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Ignazio Silone scrittore europeo: risale al 1988 l�unico convegno in cui autorevoli studiosi hanno tracciato un profilo umano e culturale del grande narratore abruzzese

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Risale al 1988 l’unico convegno in cui autorevoli studiosi hanno tracciato un profilo umano e culturale del grande narratore abruzzese

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IGNAZIO SILONE SCRITTORE EUROPEO

di Graziano D’Angelo

Per quanto ci consta, il convegno svolto a Pescina nei giorni 8-10 dicembre 1988 sul tema: “Ignazio Silone, scrittore europeo” � da ritenere l’unico grande evento letterario postumo che il mondo culturale italiano abbia dedicato alla figura e l’opera del grande scrittore abruzzese. Si tratta di una gravissima responsabilit�, al cospetto della statura artistica internazionale di Silone. Detto questo, passiamo a “rispolverare” gli aspetti salienti di quel convegno, cercando di scoprire in una luce nuova e attuale tutta la grandezza dello scrittore, ingiustamente relegato in un angusto recesso della storia della letteratura italiana da certa critica perbenista e generica. Un primo aspetto della letteratura siloniana riguarda il suo impegno sociale sul quale Geno Pampaloni, uno dei relatori del convegno, ramment� che alla domanda se si ritenesse uno scrittore “impegnato”, Silone rispose di s�, ma non nel senso inteso da Sartre. Impegnato, precis� Silone, nel senso pi� rigoroso del termine, direi quasi nel senso che si d� ad un oggetto “impegnato” al Monte dei pegni. Diceva il vero: la sua vita � stata caratterizzata e condizionata profondamente da un destino di assoluta dedizione: alla politica, alla letteratura, alla libert� e alla solitudine, in ragione di una formidabile tensione esistenziale. E proprio questi tratti della sua personalit� lo rendono attuale e moderno.

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Egli � permeato di un “realismo simbolico” che accentua tutte le sue virt�, dando spessore e significato supremo ai valori assoluti della vita: la verit�, gli ideali, l’integrit� morale, la rettitudine, la religiosit�, la giustizia sociale e civile. Gli ideali, in particolare, sono coltivati con una prorompente energia, diremmo, con tutto se stesso, senza parsimonia n� esitazione, caratterizzando la sua personalit� umana e letteraria. Proseguendo nella disamina, dal patrimonio di opinioni raccolte in un apposito supplemento alla rivista “Oggi e domani”, nel pensiero e nella letteratura siloniana emerge un altro concetto, vale a dire il forte legame con la storia, che resta anch’esso un elemento connotativo fondamentale poich� la sua narrativa sgorga dalla realt� come l’acqua da una risorgiva, e si dipana nel contesto storico senza mai un’incrinatura, senza mai una digressione. Sia in Fontamara sia in Uscita di sicurezza, due dei romanzi pi� noti e pi� letti nel mondo, (come del resto in tutte le sue opere) Silone manifesta la sua “volont� testimoniale”, come l’ha definita Giorgio Luti nella sua relazione sul tema: “Ideologia e arte nell’opera di Ignazio Silone”. Come dire, la letteratura non ha senso se non contiene un insegnamento (magari in forma di messaggio o intessuta in una fantastica descrizione) che contribuisca all’elevazione spirituale, culturale e morale dell’Uomo. Dunque, letteratura e arte s’impregnano di ideologia della vita e di rigore morale, dando luogo ad un incessante processo di conquista della libert�. Ci colpisce il concetto formulato da Ermanno Circeo che ruota attorno al cosiddetto “umanesimo cristiano e socialista” di Silone da intendere in chiave “socio-antropologica” piuttosto che “nell’accezione storico-filosofico-letteraria”. Secondo il relatore, questo supposto umanesimo siloniano, diventa addirittura “integrale” guardando a “Christianisme et democratie” di J. Maritain, il quale, come lo scrittore pescinese, idealizz� “una democrazia laica permeata di spirito cristiano”. Ma la sua fede politica di chiara matrice marxista, gli � stata avversa, gli ha causato profonde amarezze, delusioni e forse, anche rimpianti se pensiamo alla solitudine cosmica in cui lo scrittore si � chiuso all’indomani delle vicende di vita connesse al suo essere socialista e culminate con l’esilio. Quel suo sentirsi ed essere effettivamente “socialista senza tessera e cristiano senza chiesa” gli � stato fatale. Era la sintesi di un progetto individuale di libert� spirituale e civile da estendere all’Umanit� intera mai accettato e condiviso dai guru della politica e della religione in auge. Il socialismo siloniano non era quello stragista o reale che promanava dall’Unione Sovietica, non era quello propinato da Lenin e Stalin, rispettivamente fautori di un’epopea repressiva e assassina. Neanche quella dei filosovietici italiani, complici degli eccidi di milioni e milioni di dissenzienti, tra i quali annoveriamo il celeberrimo Palmiro Togliatti (alias Ercoli). Era il socialismo che alberga nell’Uomo il quale, per dare lustro al nostro, doveva convenientemente chiamarsi in un altro modo, meno soverchiante e subdolo, magari: “partecipazione civile” o “unione partecipata”.�

casa silone

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